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FINALE NBA 2013, MIAMI RADDOPPIA

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FINALE NBA 2013, MIAMI RADDOPPIA
PostPopuli - Il post per tutti

di Nicola Pucci Erano pronosticati ad inizio stagione, sono diventati strafavoriti a campionato in corso, hanno rischiato di vedersi sfilare l’anello che premia i più forti al mondo, infine hanno fatta loro per i capelli la Finale Nba 2013. I Miami Heat, la squadra delle meraviglie, superano i San Antonio Spurs per 4-3 e raddoppiano il titolo conquistato dodici mesi or sono, terzo trionfo ricordando il primo datato 2006 quando Wade, che già c’era, si presentò al mondo del basket con il suo smisurato talento. Stavolta Flash non ha più al fianco quel Godzilla di Shaquille O’Neal ma sua maestà King Lebron James, con l’aggiunta di Chris Bosh e Ray Allen che proprio sprovveduti non sono. I San Antonio hanno cullato l’illusione del quinto anello dal 1999, con il solo Duncan ancora in campo, ma non ce l’hanno fatta per un soffio confermandosi, caso mai ce ne fosse bisogno, degnissimi avversari di finale. Riviviamola allora questa serie, strana, alterna, avvincente, comunque incerta fino all’ultimo.  GARA 1. Miami-San Antonio 88-92. Gli Spurs piazzano subito il colpaccio esterno che inverte il vantaggio del fattore campo. E lo fa grazie ad una prodezza clamorosa del miglior giocatore della partita, Tony Parker, che a 5secondi dalla fine e con meno di 1decimo a conclusione dell’azione trova il canestro folle in faccia a Lebron James per il +4 che chiude la sfida e vanifica l’ultimo possesso degli Heat. Non bastano ai padroni di casa i 18 punti, 18 rimbalzi e 10 assist del Prescelto, troppo solo nell’ultimo quarto di gioco con i compagni in debito d’ossigeno e San Antonio che sfrutta il peso offensivo di Duncan, 20 punti e 14 rimbalzi, e l’ottima prestazione difensiva di Kawhi Leonard. GARA 2. Miami-San Antonio 103-84. Vincere per non morire, questo l’imperativo per Miami che non può proprio permettersi di recarsi in Texas col pesante fardello dello 0-2 da ribaltare. E gli Heat non falliscono la prova della verità, stavolta con James in cabina di regia per la scarsa precisione al tiro e la vetrina che spetta a Chalmers, top-scorer con 19 punti, e ai due cecchini da lontano, Ray Allen e Mike Miller, che in coppia piazzano il 6 su 8 da tre che spezza le reni a San Antonio. Non basta l’infallibile Danny Green dalla lunga distanza, 5 su 5, e la buona difesa di Leonard su Lebron, gli Spurs rimangono a galla per 30 minuti ma un parziale terrificante di 33-5 uccide le speranze del quintetto di coach Popovich, che regala qualche spicciolo di partita anche a quel pensionato di lusso che risponde al nome di Tracy McGrady. GARA 3. San Antonio-Miami 113-77. Non c’è continuità in questa serie che tanto somiglia ad un encefalogramma impazzito. Tramortiti due giorni prima, gli Spurs rendono pan per focaccia e nel primo incontro casalingo annientano gli avversari beneficiando della serata da star di Gary Neal, ex-trevigiano, che in coppia con Danny Green infilano 13 bombe su 19 tentativi. Miami molla di colpo nell’ultimo quarto ma non entra mai veramente in partita, complice la serata storta dei big-three e l’assoluta latitanza delle alternative, ad eccezione del coraggioso Mike Miller che si conferma infallibile dall’arco dei tre punti, 5 su 5. GARA 4. San Antonio-Miami 93-109. Montagne russe, appunto. Un saliscendi che aumenta l’incertezza della serie ma non consegna agli archivi sfide memorabili. Opachi nella sfida precedente, finalmente i tre big di Miami orchestrano la prova perfetta e col successo riguadagnano il fattore campo. James dice 33, ma l’eroe è il Wade formato finale del 2006, 32 punti pur giocando su una gamba sola che ricorda al pianeta basket perchè in tempi non sospetti pareva destinato ad essere il nuovo Jordan. Bosh mette 20 punti a referto ed il globale di 85 segna la storia della partita che riporta Miami in corsa. GARA 5. San Antonio-Miami 114-104. Leggi sopra, verrebbe da dire. I big-three che stavolta decidono le sorti del match vestono la casacca bianconera, Ginobili che dopo prestazioni opache va in doppia doppia, 24 punti e 10 assist, Parker che tira col 71% e Duncan col 70%. Aggiungete i 24 punti di un Danny Green sempre più sorprendente e per Miami è notte fonda anche se nel finale la bomba dell’inossidabile Ray Allen che varrebbe il -6 è vanificata dal fallo in attacco di James che in coppia con Wade fa 50 ma non serve. GARA 6. Miami-San Antonio 103-100. San Antonio a 20secondi dalla chiusura del match è avanti di cinque ed ha quasi infilato l’anello al dito. Ma… ma c’è James che bombarda da tre e riduce il margine, c’è la mano dell’eccellente Leonard di serata che trema e mette a referto un solo tiro libero, soprattutto c’è la giocata della vita di Bosh che strappa il rimbalzo d’attacco e serve Ray Allen che dall’angolo spiega perchè è il più grande tiratore della storia dell’NBA. Pari a cinque secondi dalla fine e la sensazione, fortissima, che gli Spurs abbiano gettato al vento l’occasione che non tornerà. Al supplementare si spenge Duncan, monumentale per quasi 40 minuti con 30 punti e 17 rimbalzi, Ginobili forza e sbaglia come non dovrebbe e Miami, che aveva il piede nella fossa, agguanta gara sette con Bosh che fa le cose giuste al momento giusto e Lebron che firma un’altra tripla doppia, 32/10/11. GARA 7. Miami-San Antonio 95-88. L’ultimo atto si risolve in un appassionante duello all’ultimo punto. Il terzo periodo di James grida stupore, con Wade e  l’inatteso Battier – 18 punti – che trascinano Miami là dove San Antonio non può, nonostante Duncan che sbaglia però l’ultimo gancio, quello della speranza, un Leonard memorabile e un’organizzazione di gioco migliore. Parker ha il bicipite femorale che ne limita l’apporto, Ginobili non sposta e gli Heat, pur con Bosh non pervenuto, hanno il fenomeno Lebron – 37 punti e 12 rimbalzi – che si guadagna il titolo di MVP delle finali e si conferma sul tetto del mondo.

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